di Federico Gavioli
Gli Oceans Ate Alaska sono una band metalcore proveniente da Birmingham, Inghilterra, attiva dal 2011. Il gruppo è composto da James Harrison (voce), James Kennedy (chitarra), Adam Zytkiewicz (chitarra), Mike Stanton (basso), e Chris Turner (batteria).
Il genere della band , catalagoto come metalcore/progressive, è caratterizzato da un massiccio uso di doppio pedale, heavy riff di chitarre, breakdown e scream. Nel 2012 firmano con Density Records, e nel 2014 con Fearless Records. Fino ad oggi la band ha pubblicato due EP nel 2012, “Taming Lions”, “Into The Deep”, e il prossimo 23 febbraio pubblicherà il primo full lenght “Lost Isles”, composto da 13 tracce.
Il lavoro inizia con “Fourthirtytwo”, utilizzato come intro, nel quale inizia subito una voce parlata che racconta dello Tsunami che inghiottì la costa dell’Alaska nel 1958, storia da cui la band prese il nome.
L’album è caratterizzato principalmente da una potentissima voce, sia scream/growl, che pulito. Gli arrangiamenti vocali sono curati alla perfezione, tra controcanti e backup voice, e lo notiamo in brani come “High Horse”, “Downsides” e “Floorboards”, di cui di quest’ultimo è uscito il lyric video il 6 gennaio 2015.
L’altro punto fondamentale di questo lavoro sono sicuramente le chitarre. I Breakdown sono il contorno di tutto, ma il vero piatto principale sono i riff, e le tecniche di chitarra come il tapping utilizzate nella composizione. Ne sono un esempio “Part Of Something”, “Entity” e “Lost Isles”
Come ogni degno gruppo metalcore che si rispetti, la contrapposizione di parti tranquille con parti heavy e i cambi di tempo sono d’obbligo e infatti li troviamo in svariati brani, come per esempio “Over The Edge”, “Mirage” e “Linger”
Troviamo anche lyrics interessanti e non troppo banali, come in “Vultures And Sharks”, di cui il 26 gennaio è uscito l’official video, denotano una certa maturazione da parte della band.
In conclusione il giudizio su questo album è sicuramente positivo. In confronto ai vecchi lavori, questo è molto più complesso sia a livello di composizione sia a livello di arrangiamenti. Sotto l’aspetto tecnico per quanto riguardo le chitarre e la voce, non c’è nulla da dire, assolutamente un bel lavoro. Ho apprezzato anche se è stato un ascolto molto più heavy rispetto a quello a cui sono abituato.
Best Tracks: “Vultures And Sharks”, “Floorboards”, “Equinox”
Voto: 4/5