di Michele Pioveguado

Gli All Time Low tornano in Italia più o meno ogni anno, ma questa volta la cosa è stata un po’ più speciale perché il concerto si è tenuto all’Alcatraz, la stessa venue che aveva ospitato il loro primo concerto qui da noi, il 14 febbraio del 2010 e dove è nata tutta la magia. In questo tempo sono cambiate un sacco di cose; io non vado più al liceo, loro hanno un tour bus molto più bello, molti più soldi e molti più album alle spalle. E poi ne hanno anche uno nuovo che non è ancora uscito ma già sappiamo che suonerà diverso da tutto quello che ci hanno fatto sentire finora e lo dimostrano i nuovi singoli “Dirty Laudry” e “Last Young Renegade”. È cambiato anche il pubblico che ora è multigenerazionale: ci sono i fan irriducibili che li sostengono da ancor prima di quel 14 febbraio di 7 anni fa, e quelli che, al loro primo concerto della band, non vedono l’ora di cantare i brani di Future Hearts, quelli con cui si sono innamorati degli All Time Low.
Ad aprire la serata ci pensano i SWMRS, famosi per essere la band del figlio di Billie Joe Armstrong, ma che in realtà sono molto più di questo. Sono freschi, con quell’attitude un po’ menefreghista e quel look da hipster spavaldi. Scaldano per bene il pubblico e si portano a casa un ottimo risultato.
Gli All Time Low invece sono ormai dei veterani. Che tu preferisca i vecchi o i nuovi pezzi non fa differenza perché una volta sul palco non risparmiano nessuno e mettono su uno show convincente al 100%. E questo nonostante una scaletta un po’ sbilanciata e moscia. Suonano infatti brani come “Missing You” e “Take Cover” che hanno forse meno presa dei vecchi classici “Time Bomb” e la grande mancante “Remembering Sunday”, ma riescono lo stesso a conquistare tutti; Non mancano i momenti esaltanti con “Weightless” e la sorpresissima “Jasey Rae” suonata proprio in quell’encore dove uno si aspetta che cominci a svanire la magia. Invece Gaskarth e compagnia bella fanno il solito scherzone di scendere dal palco e quando risalgono ci sbattono in faccia questa tripletta “Lost in Stereo”-”Jasey Rae”-”Dear Maria” che fanno arrivare i feels alle stelle e li fanno rimanere lì per almeno una settimana intera.
E alla fine succede che di botto ti ritrovi a fine concerto a fumare una sigaretta fuori dall’Alcatraz mentre osservi gli adolescenti che vengono caricati in macchina dai genitori scocciati che a quel concerto non ci volevano nemmeno andare o da quelli che va bene vai da solo ma ti vengo a prendere io a mezzanotte. Incontri per sbaglio tutti quelli che erano proprio lì anche sette anni fa e sul volto avete la stessa identica espressione che dice che gli All Time Low sono sempre bravi ma la scaletta ormai non è più quella di una volta e però uffa potevano farla Coffe Shop Soundtrack o almeno Six Feet Under The Stars e invece no. Sei lì con il tuo quarto di secolo che ti guardi attorno e un po’ deridi quelli che aspettano la band fuori per farsi qualche foto insieme o per farsi autografare gli ultimi album come facevi anche tu ai tempi d’oro – e nessuno che nemmeno che ci pensa a farsi autografare “The Party Scene”, tanto non esiste – senza sapere che la band si era catapultata sul tour bus praticamente mentre stavano cadendo ancora i coriandoli a fine show. Maledette dive.
Setlist:
Kicking & Screaming
Weightless
Somewhere in Neverland
Cinderblock Garden
Canals
Something’s Gotta Give
Kids in the Dark
Dirty Laundry
Guts
Therapy
Missing You
Last Young Renegade
A Love Like War
Backseat Serenade
Take Cover
Lost in Stereo
Jasey Rae
Dear Maria, Count Me In